Dopo otto anni di assenza delle scene e a diciannove dall’ultimo album di inediti, lo scorso 8 ottobre inaspettatamente, è apparso Masters, un nuovo doppio album di Rita Pavone. “Questo è il disco che avevo in testa di fare più di 50 anni fa” – dichiara la cantante – e che avevo chiuso nel cassetto dei miei sogni, anelato e desiderato”.
Quando recentemente ci siamo occupato di lei (Raropiù di settembre) è stato più che altro per ricordarla nel suo periodo artistico più felice, il ’63, giusto cinquant’anni fa. Non immaginavamo che solo un paio di mesi dopo, per Rita Pavone si prospettasse la grande rentrée discografica e artistica. L’album si intitola Masters, titolo che gioca sul duplice significato della parola “masters”, ovvero, le “matrici del disco” o anche “maestri ispiratori”. Una Pavone assolutamente inedita, versatile, che spazia tra scatenati rock’n’roll anni ‘50 e swing, ballate romantiche e pop d’autore in stile nord americano. Con questo nuovo disco la cantante non ha voluto solo raccogliere e interpretate quindici cover americane che sono state le ispiratrici della sua carriera, ma ha volute riproporre le stesse, in una differente versione presente nel secondo disco con la traduzione in italiano della quale si sono occupati, oltre la stessa Rita, autori come Enrico Ruggeri, Franco Migliacci, Dario Gay e la regista Lina Wertmuller, che si occupò nel ’64, del fortunatissimo Il giornalino di Gian Burrasca televisivo, oltre a dirigerla nei due film della serie “zanzara” e a firmare alcune tra le più belle canzoni del suo repertorio, tra cui, Fortissimo e Questo nostro amore. Molti dei brani del cd sono pagine importanti della storia musicale internazionale; da Lazy River a I Want You With Me, scelto come singolo per il lancio, da All Nite Long a Once Upon A Time.
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