Un disco ricordato ancor oggi per la simpatica copertina, non certo per il contenuto che ricalca i modelli romantici del pop di quegli anni nonostante l’autore, il valente cantante e tastierista Roberto Carlotto, esibisse un’attrezzatura degna di Keith Emerson o di Rick Wakeman.
Nei libri e nelle recensioni sul progressive italiano il disco viene comunque inserito nel genere anche se soltanto un brano, il secondo della prima facciata dell’album, ovvero Ruote e sogni può a pieno diritto far parte del filone.
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