Ricordate? Andavamo al cinema attratti da quei film che promettevano emozioni e sogni d’evasione. Ne uscivamo estasiati e tempo dopo riuscivamo a trovare il disco con la musica. Arrivati a casa con la speranza di continuare a sognare mettevamo il disco sul piatto del giradischi e… ma cosa era quella musica? Era quella del film certamente, ma suonava diversa e poi (rabbia) mancava proprio il brano che più ci era piaciuto. Ma cosa era successo?
Già! Cosa era successo? Per molti anni il limite di capienza del vinile è stata la croce delle incisioni della musica da film, diversamente dagli album da studio di cantanti e gruppi che svi- luppavano il lavoro in funzione della capacità contenitiva del vinile, per cui generalmente veniva approntata una scaletta con i brani ritenuti più importanti e significativi; scelta arbitraria della produzione discografica che di sovente non appagava appieno il gusto e l’interesse dell’acquirente. Inoltre, data la natura e la tempistica cinematografica strettamente legata allo svolgere dell’azione e delle scene, gli interventi musicali diretti erano spesso frammentati in funzione dei dialoghi o dei colpi di scena.
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