Il pop e il rock incrociano la musica classica. Succede al Festivalbar edizione 1970 da un’idea del patron Vittorio Salvetti, in modo da avvicinare i giovani alla musica cosiddetta “colta”. Non c’è da stupirsi quindi se, in quella estate di trentatré anni fa, da un juke-box piazzato sulla spiaggia o in montagna, dopo Orietta Berti e i Led Zeppelin, nell’aria si propaga il Concerto di Aranjuez o un’aria da Le quattro stagioni di Vivaldi. A vincere sarà Lucio Battisti, ma a raccogliere più gettonature sarà il trio greco degli Aphrodite’s Child.
E’ stata un’edizione rivoluzionaria quella del Festivalbar ’70, per molteplici aspetti; l’inserimento della musica classica con quindici brani per lo più estrapolati da celebri opere di autori italiani ed esteri; la suddivisione in quattro categorie ben distinte quali, big, giovani, complessi e classici; inoltre, ogni 45 giri inserito nel juke box venne realizzato a quattro brani, come lo erano i passati extended-play. Ognuno comprendeva una canzoni di ogni distinta categoria, per cui chi gettonava una selezione poteva usufruire dell’ascolto non di uno ma di due brani. Come sempre, al termine dell’estate, in ogni juke box, il rilevatore di selezioni, posto all’interno di esso, conteggiava le varie gettonature dell’intero programma del Festivalbar, e da esse si poteva calcolare la canzone più ascoltata dell’estate, in questo caso, ognuna per ogni singola categoria contraddistinta da un colore.
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