FRANCESCO DE GREGORI * Intervista Traduce e canta Bob Dylan “Amore e Furto”

L’incontro avviene, neanche a farlo apposta, in via San Gregorio a Milano, nella singolare Sala Liberty dell’Osteria del Treno, a un passo dalla Stazione Centrale, in una giornata soleggiata nonostante sia fine ottobre. Tra queste mura si possono ancora immaginare gli echi delle più infuocate riunioni sindacali, delle feste da ballo, degli spettacoli teatrali e delle celebrazioni della Milano del primo Novecento. Francesco De Gregori, o “il principe”, come viene chiamato dai colleghi che frequenta, forse per la sua aria di nobile distacco, arriva puntuale per presentare la sua ultima fatica, il suggestivo nuovo lavoro Amore e furto: testi cuciti ad arte su musiche del grande bob Dylan.

Domanda molto banale. Come è avvenuta la scelta dei brani?

Non è stata una scelta architettata, anzi. Ho solo cercato di tradurre fedelmente canzoni che appar- tengono a Dylan e che mi piacciono. Per spiegarmi meglio, è stato come se certe canzoni mi fossero venute davanti e mi avessero detto: “sì, io posso farmi tradurre!”. Altre invece, purtroppo, si sono presentate dicendomi il contrario. Io conosco tante cose di Dylan, da ascoltatore e da ammiratore e quando ho incominciato a pensare a questo progetto, ho aspettato che affiorasse da solo. Mentre guidavo, mentre guardavo la televisione, o prima di addormentarmi… Non mi sono preoccupato di inserire pezzi dove lui diceva quella cosa o quell’altra: non ho voluto privilegiare il Dylan politico o quello sentimentale. No. E’ stata una scelta, la mia, legata alla sonorità, a una specie di piacevolezza sonora.

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Lucio Nocentini

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