Il colore tenue del nuovo disco di Marta Del GrandiCome un morbido planare nonostante l’enorme contaminazione di suoni, di tempo e di forma
Penso che questo Selva rappresenti per me uno dei migliori ascolti di questo anno. Marta Del Grandi la conosco così, nel raccogliere consigli, per caso, nonostante una carriera ormai densa di traguardi e di suoni. Contaminazione penso sia la parola opportuna, quella che mi arriva alla mente sin dal primo giro di boa. Contaminazione che parla di luoghi e di modi di stare al mondo, ma anche di forme e di senso da dare al suono, contaminazione di culture e di stili, oppure anche di quella libertà che significa anche urgenza. Ho l’impressione che questo disco doveva esserci come spesso accade per alcune fotografie che fai e non sai bene perché. Purtroppo non è stata di molte parole nel rilasciare questa intervista, è di quelle artiste che parla attraverso le opere e non nel contorno che tanto spesso somiglia ad un cinguettio di fondo. Nel disco la sua vera identità. E nello scorrere la tracklist di questo vinile ci si perde e poi ci si ritrova in luoghi non predicibili a priori. Eppure la riconosco sempre Marta Del Grandi. È questa la vera magia…
Quanto Oriente, quanto futuro… quanto mondo c’è dentro questo disco?
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