Volendo eleggere le due formazioni che, in maniera più significativa, hanno rappresentato la generazione statunitense della fine degli anni ’60 e la controcultura di quegli anni, la scelta ricadrebbe probabilmente su Jefferson Airplane e Velvet Underground.
Questi due gruppi tuttavia, per quanto emblematici di una rivoluzione musicale che, partendo dagli Stati Uniti, raggiunse tutto il mondo, non potrebbero essere più diversi tra di loro. Solari, luminosi e “colorati”, psichedelici, paladini nel rifiuto della guerra nel Vietnam, sostanzialmente naif nella loro apparenza esteriore i primi. Intellettuali, cupi, oppressivi, autoindulgenti, esteticamente nerogrigi, a cominciare dalle copertine dei dischi e politicamente neutrali i secondi. Due modi diversi, ma per qualche verso perfino speculari, di vivere l’America, senza per questo perseguire necessariamente il famoso “sogno americano” (quello lo fecero i Doors, che cavalcarono una parabola degli eccessi, dai guadagni milionari fino all’autodistruzione).
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