Il 2 marzo del 1970, Jula De Palma teneva il suo ultimo, applauditissimo concerto al Teatro sistina di roma accompagnata dall’orchestra di Gianni Ferrio. Due mesi dopo, ad aprile, la rca italiana stampava l’album-documento di quel memorabile recital apprezzato, oltre che dal pubblico, da tutti i critici del settore. Jula, nella sua casa di Toronto, dove l’abbiamo incontrata, ci racconta di quell’evento e di altro.
Metti per un momento che Mina non abbia fatto la cantante ma la ragioniera, come in effetti aveva deciso di fare da giovanissima. Tu, con Gianni Ferrio che ti arrangiava divinamente in tivù, avresti avuto qualche chance in più?
No. Perché io le chances con Gianni Ferrio le ho avute prima che esistesse Mina come cantante. L’ho conosciuto a Vicenza quando ancora faceva l’università e dirigeva un’orchestra. Era studente di medicina, che non ha poi nito. Ho capito che era geniale, allora sono andata da lui e come feci già con Paolo Limiti spronandolo a scrivere, l’ho incoraggiato a continuare a fare musica e gli ho sug- gerito di andare a Roma a presentarsi a Luttazzi a nome mio.
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