Dopo il clamoroso successo di Mondo

cane il trio Jacopetti, Cavara e Prosperi ripropone la formula vincente del “mondo movie” anche se più edulcorata e meno sensazionalistica. Il film, un documentario sulla condizione della donna nel mondo, sfonda al botteghino grazie al morboso voyeurismo degli spettatori in quell’epoca più che mai affamati di trasgressione anche se in questa occasione, sarebbero rimasti piuttosto delusi.

Di questo film, in definitiva non c’è molto da dire tranne che si tratta del più “innocuo” tra la moltitudine di prodotti analoghi già usciti e futuri a venire. Una carrellata, più che un vero reportage, tra usi e costumi che coinvolgevano la donna nei vari Paesi del mondo di quell’epoca con situazioni curiose, leggermente piccanti e anche piuttosto banali. Altra cosa sarebbe stata mettere in evidenza i reali problemi cui la donna è da sempre stata chiamata, ieri come oggi, ad affrontare nella sua vita e nel contesto tribale, civile e societario. L’indulgere poi della cinepresa su cosce accavallate e sederi ondeggianti (tutti rigorosamente coperti) svela l’intento principale dell’operazione e a nulla valgono i momenti mistici che tentano di santificare la femmina per mescolare le carte allo spettatore deluso, invece a caccia di immagini forti e proibite, oppio delle popolazioni moderne “oppresse” dalla mancanza di una certa libertà di costume e sotto il continuo maglio della censura su tutto ciò che sia in odore di sesso e che, distrattamente, chiude più di un occhio sulla rappresentazione della violenza, ben più perniciosa da rappresentare e divulgare.

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Germano Barban

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