L’incontro avviene in una location molto suggestiva, lo Spazio Pergolesi, a Milano. Fuori fa molto freddo e quando vengo accolto all’interno e mi viene offerta una colazione a base di brioches calde, crostatine di marmellata e cappuccino, mi sento particolarmente in pace col mondo. E’ proprio vero che Milano d’inverno (come Vienna e New York) è una delle città più attraenti e ospitali del pianeta! Luciano appare in ottima forma, rilassato, in giacca scura, affabile come l’uomo della porta accanto e non sembra proprio nell’abbigliamento e nell’allure la rockstar che invece è! Parla subito del suo ultimo disco in maniera davvero appassionata:
Oggi, grazie alla tecnologia che abbiamo a disposizione, è facile strafare e io non volevo creare un disco lontano dal suono del mio gruppo, così ho lasciato fare molto a Luciano Luisi. Lui, che è il tastierista della mia band, durante i concerti, è anche quello che fa partire le sequenze e controlla quel che succede sul palco in generale. E’ in sintesi quello che si preoccupa di come il gruppo deve suonare. Insieme abbiamo cercato di trasferire nel disco la strepitosa sintonia che si crea in palcoscenico. Avevo proprio bisogno di fare un album in cui fossi molto partecipe, e per ottenerlo ho voluto essere presente in ogni fase della lavorazione. Il progetto doveva riflettere il modo di cantare e suonare in presa diretta ma al tempo stesso rispettare la qualità del suono. Un suono che ci facesse stare bene. Le canzoni erano pronte ma per raggiungere il risultato che Luciano e io volevamo ci abbiamo dovuto pensare e lavorare tra spizzichi e bocconi per quasi un anno e mezzo. Così posso dire che questa lavorazione è stata la più lunga di tutta la mia carriera.
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