“Dopo aver registrato Quanto t’ho amato il brano di Roberto Benigni, mi sono molto emozionato. Ho sentito il bisogno di isolarmi. Mi sono così allontanato rimanendo una mezz’ora in silenzio, a guardare le stelle…”
Questa frase, detta da Mango, ad inizio estate scorsa, in occasione di un’intervista relativa suo ultimo album, L’amore è invisibile (Raropiù n° 14), rispecchia la sensibilità e l’amore per la musica, di un personaggio che purtroppo, troppo precocemente se n’è andato via, rapìto da quelle stelle, da quel cielo, in cui si rispecchiava. Sono stati diversi i miei incontro con l’artista lucano, ne ricordo particolarmente uno quando, qualche giorno dopo il suo ultimo Festival di Sanremo nel 2007 dove aveva presentato Chissà se nevica, lo intervistai per parlare del suo nuovo album, L’albero delle fate. Eravamo al Grand Hotel Cavalieri Hilton a Roma, davanti ad una robusta colazione rimanendo a parlare molto oltre il tempo della pur lunga intervista. Mango non era solo un intelligente autore ed eccellente interprete (basta ascoltare i suoi più recenti album di cover, Acchiappanuvole e il già citato L’amore è invisibile) ma soprattutto una persona per bene, “l’artista della porta accanto”, sempre gentile, sempre disponibile, uno che amava profondamente la musica e la poesia.
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