Il solitario (The Loner) monta il cavallo pazzo (Crazy Horse) ed è subito magia e pura energia del miglior rock. In tour con il suo Alchemy Tour 2013, Neil Young ha dimostrato di reggere il confronto sia con le vecchie che con le nuove generazioni.
Un pubblico romano in maggioranza giovane, a differenza del variegato popolo di “spettatori d’annata” della settimana prima per il concerto di Crosby, Still & Nash, alla Cavea Parco della Musica e che non ha rimpianto affatto l’allontanamento del cantautore canadese da una delle sue prime e famose formazioni. Un prolifico rapporto artistico, felice, ma altalenante, di cui ricordiamo l’ultimo incontro per il “Deja Vu Tour” e film nel 2008, che lo ha definitivamente consacrato come un’icona della musica americana della Weast Coast. In questo nuovo rodato tour (prima l’America ora l’Europa), Neil Young è con i Crazy Horse; Billy Talbot (basso e voce), Ralph Molina (batteria e voce), Frank “Poncho” Sampedro (chitarra e voce), la band che in oltre quaranta anni di felici collaborazioni (contaminazioni sarebbe più appropriato) ha caratterizzato la fase elettrica e dura di Young, (amato anche per le sue sempreverdi, magnifiche, ballate country rock) generando gioielli come Rust Never Sleeps, Zuma, Sleeps With Angels, Ragged Glory, tanto per citare alcuni vecchi album, molti dei quali anche in video con la personale casa di produzione cinematografica Shakey, come il film Greendale (anno 2003) che ha segnato la lunga pausa presa dal gruppo (in quell’occasione l’assenza di Poncho ha permesso a Young di elaborare lunghi e liberi intermezzi di chitarra solista) e il nuovo corso intrapreso dal cantautore nell’atmosfera di insicurezza post 11 settembre.
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