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QUELLA VECCHIA LOCANDA

di Alessandro Pomponi * als.pmp@iol.it

Alla grande riscoperta del rock progressivo italiano che ha avuto luogo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio della decade successiva, ha fatto seguito una sorta di “controriforma” da parte di alcuni critici che hanno osservato (in alcuni casi giustamente), come quel movimento musicale fosse solo in piccola parte originale e innovativo ma, al contrario per molti versi, estremamente derivativo nei confronti del modello anglosassone.

Anche costoro tuttavia riconoscono come Quella Vecchia Locanda possa figurare al fianco delle migliori formazioni di quegli anni quali Banco, PFM, Orme, Osanna, New Trolls, Balletto di Bronzo e non moltissime altre, che hanno scritto la storia del rock nel nostro Paese. Nel caso di Quella Vecchia Locanda, come vedremo, con davvero poche fortune commerciali. La formazione nasce a Roma, nel quartiere di Monteverde e, analogamente ad altre, si ispira per la scelta del nome al luogo in cui era solita effettuare le prove. Il quintetto integra Giorgio Giorgi alla voce e flauto (ottavino) Raimondo Maria Cocco alla chitarra elettrica e acustica e alla voce, Massimo Roselli, deputato a gestire tutte le tastiere, inclusi moog e mellotron, Romualdo Coletta al basso e Patrick Traina batteria e percussioni. Si distinguono da subito nelle esibizioni dal vivo, una delle quali, molti anni più tardi, sarà pubblicata su cd dalla Mellow Records (vedi note alla discografia). Registrano anche alcuni brani destinati a rimanere inediti, con l’eccezione di Io ti amo, recuperata sempre dalla validissima Mellow nel 1993 in una compilation destinata ad inediti del prog italiano intitolata Progressive Voyage

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Alessandro Pomponi

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