Il 1963 ha rappresentato l’anno d’oro per la carriera di Rita Pavone. La vittoria dell’estate precedente al Festival degli Sconosciuti di Ariccia le aveva spalancato le porte della notorietà con il contratto discografico per la
RCA ed anche quelle della televisione con Studio Uno. Poi, una serie di hit tutti “number one” le spianano la strada verso grandi traguardi internazionali facendole raggiungere, di lì a poco, il prestigioso traguardo dei 50 milioni di dischi venduti in tutto il mondo.
Ad un solo anno dal debutto nel professionismo quindi, Rita Pavone è a tutti gli effetti una star. Eppure non sono neanche troppo lontani gli inizi canori, quando solo quattro anni prima, nel ’59, debuttava in uno spettacolo per bambini nel quale imita Al Jolson in frac rosso mentre interpreta Swancee e un’inglesina in vacanza in Italia che canta Arrivederci Roma. Poi, le prime esibizioni dei locali del torinese dove era stata ribattezzata la “Paul Anka in gonnella” dal momento che il suo repertorio comprendeva molte hit del giovane artista canadese. Dodicenne aveva poi partecipato alla rivista teatrale Buongiorno marziano, oltre a vari concorsi vinti per artisti non professionisti. La vittoria al Festival degli Sconosciuti di Ariccia, rassegna di voci nuove condotta e organizzata da Teddy Reno dove aveva cantato proprio un brano di Paul Anka Ogni giorno, la cui finale si svolge il 1 settembre del ’62, permette alla esplosiva ragazzina lentigginosa di Torino di effettuare un provino alla RCA. Le prime canzoni che registra per conto dell’importante etichetta romana sono Coriandoli e Le mille bolle blu dal repertorio di Mina e la vecchia Il tango del mare poco prima rimodernata e portata al successo da Betty Curtis. Qualche mese dopo è già pronto il lancio il suo primo 45 giri, La partita di pallone, che il suo autore Edoardo Vianello aveva poco prima affidato alla più nota Cocki Mazzetti. Rita propone il suo disco d’esordio in una trasmissione giovane in onda sul neonato secondo canale televisivo, Alta pressione, per la regia di Enzo Trapani.
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