Rocco e i suoi fratelli (1960)

Degrado morale, volontà di riscatto tra la condizione sociale avversa e il cono d’ombra che nasconde la realtà dell’illusorio benessere inseguito dagli emigranti del Sud nel loro viaggio della speranza, in quella Milano che mostra invece gli aspetti più duri e crudeli di quello che sarà, o potrebbe essere, il loro futuro. Questi gli spietati ingredienti miscelati con rigoroso realismo da Luchino Visconti per uno dei suoi film più importanti il cui fatale messaggio può essere considerato come una parabola dell’umana illusione.

Il dramma dai tratti epici dell’immigrazione verso “rive di altri mari”, costringe i suoi disgraziati protagonisti al totale sradicamento dalle origini e per certi versi, alla perdita dei propri valori che spesso sopravvivono solo in forme blande, travolte o adattate alle nuove necessità e alla dura lotta per sopravvivere. Un tema caro a Visconti che ha sempre avuto un orientamento attento e prediletto verso questo argomento di vita che in Italia ha coinvolto più generazioni e fatto una parte degli ultimi due secoli che coinvolgono la nostra storia.

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Germano Barban

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