Con Giorni perduti di Billy Wilder il cinema americano per la prima volta affronta il tema dell’alcolismo in modo serio. Una delle piaghe sociali della società statunitense di allora viene inserita in una storia drammatica e convincente, dalle tinte forti come un classico “noir”.
Don Birman, scrittore fallito e alcolizzato vive un’esistenza fatta di disperazione tra sotterfugi e menzogne per nascondere la sua condizione, apparentemente senza speranza pur con l’aiuto del fratello e il sostegno della fidanzata Helen. Rimasto solo e senza soldi, durante un fine settimana in cui vaga per la città alla ricerca di alcolici per ubriacarsi, ruba una borsetta in un bar ma viene scoperto e cacciato dal locale, inganna una ragazza per spillarle qualche soldo e successivamente viene ricoverato al “Bellevue Hospital” dove, tra infermieri sadici e internati preda di delirium tremens, attraversa l’anticamera dell’inferno. Riuscito a fuggire, sperimenterà…
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