Quando verso la fine degli anni ‘60 il filone dello spaghetti-western sembrava già volgere al declino, il regista Sergio Corbucci scrive e dirige quello che è ritenuto forse il più atipico film di questo genere e che si rivelerà nel tempo uno dei suoi capolavori. Il grande silenzio, violento
e visionario, vietato ai minori, sfortunato al botteghino e quasi disconosciuto dalla stessa produzione che ne permise la realizzazione, rimane, a dispetto di tutto, una pietra miliare del cinema western italiano con lo straordinario contributo musicale di Ennio morricone.
Movimenti nella neve alta; sono persone a cavallo, diligenze e figure umane sfuggevoli che si muovono furtive nel sottobosco denso di coltre bianca come gli animali selvatici in attesa della preda. Poi compare lui: Silenzio, il glaciale pistolero che catalizza da subito l’attenzione dello spettatore e che riconosce in quei panni l’attore francese Jean Louis Trintignant, in un ruolo molto lontano dal personaggio timido ed ingenuo di Roberto ne Il sorpasso di Dino Risi o di altre leggere pellicole della commedia italiana, ma che si rivela adattissimo e credibile in questa insolita veste di giustiziere.
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