Grazie alla solida regia di uno dei registi più spinosi di Hollywood, L’uomo dal braccio d’oro diviene un film di grande successo annoverandosi tra i classici del cinema con il pregio di aver strappato il sipario su di un tema scottante come la tossicodipendenza di cui il famigerato “Codice Hays” ne vietava ad oltranza la rappresentazione. Il film, forte della presenza di Frank Sinatra e Kim Novak, è divenuto leggendario anche grazie al travolgente e monumentale jazz della sua splendida colonna sonora.
In pieno “maccartismo” il ruvido Otto Preminger (1906-1986), regista di origine austriaca realizza anche come produttore un capolavoro con uno stile narrativo crudo e realista sfidando le ferree regole di un sistema che tendeva invece ad occultare la realtà che si celava dietro una America dalla faccia ipocrita che tutto voleva apparire tranne che di essere corrosa dal degrado e dai vizi della civiltà come l’emarginazione, il gioco d’azzardo e soprattutto l’uso delle droghe; elementi che infrangevano fortemente lo schema ordinato e luccicante del sogno americano.
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