Dopo la Swinging London di Blow-Up, nel 1970 Michelangelo Antonioni vola oltre oceano per realizzare Zabriskie Point, controverso film etichettato spesso come un roadie ma di fatto uno spaccato generazionale anti conformista, stupendo tutti e mettendo in scena una visione alternativa della contestazione giovanile con l’ausilio di una splendida colonna sonora che pur penalizzando i Pink floyd è diventata nel tempo una tra le più amate dai giovani non più giovani di quell’epoca.
Incomprensibile; a tratti quasi didascalico, Zabriskie Point è il “classico” prodotto visionario di un cineasta che sembra inseguire un personale progetto di spiega- zione del mondo nel suo tempo senza tuttavia riuscirvi appieno, se non in modo vagamente soffuso. Trattare in terra americana un tema così attuale all’epoca con l’occhio alieno di europeo già di per sé loso camente distante dal fervore di un epoca in netto cambiamento
e che non riesce a cogliere le sostanziali differenze tra il ‘68 vecchiomondista e la presa di coscienza dei giovani americani contro il sistema ammantato dell’ormai stan- cante motivetto politico economico governativo del “qui comando io”, riduce il tutto ad un pasticcio senza né
capo né coda.
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