Ulteriore e riuscita prova cinematografica del thriller gotico italiano che riscosse un buon successo anche all’estero grazie alla sua ottima fattura, all’efficace ambientazione e alla partecipazione “blasonata”di Christopher Lee. Sconcertante la colonna sonora del maestro Riz Ortolani edita su più supporti discografici a partire dall’album originale stampato dalla Cam, piuttosto raro e altamente quotato.
Prodotto da Marco Vicario, La vergine di Norimberga rientra in quel fortunato filone in cui il cinema italiano è riuscito a distinguersi su di un terreno che sembrava appartenere per tradizione letteraria esclusivamente alla cinematografia britannica. Gi- rato quasi in economia tra interni cupi e sinistri ricostruiti in studio e gli esterni realizzati nello splendido parco di villa Sciarra a Roma, il film deve molto della sua riuscita al tema crudele ma sempre affascinante della tortura e di un misterioso antenato redivivo e vendicatore che utilizzando uno degli strumenti di supplizio più famosi e celebrati, la “vergine di Norimberga” appunto, semina la morte nella villa del ricco Max Hunter (George Riviere) e della sua neo-sposa Mary (Rossana Podestà).
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