Nell’epoca d’oro delle multisale tecnologiche dove scorrono in gran parte fiumi di mediocrità tutta “chiacchere ed effetti speciali”, rivedere un’opera come Nuovo Cinema Paradiso ancora ci commuove per quella magica nostalgia che ne scaturisce e allo stesso tempo ci diverte come solo il bel cinema italiano ha sempre saputo fare. Il film rimane certamente un riconosciuto punto fermo della cinematografia mondiale poiché è riuscito ad essere il cinema che racconta sé stesso come mai era stato fatto e come forse non si riuscirà mai più a fare.
Dilatato a più riprese tra poco necessarie sforbiciate e ripristini allungati delle stesse, caduto inizialmente in disgrazia per i tonfi al botteghino alla sua uscita e poi pluridecorato, pluripremiato (Premio Oscar nella categoria “Miglior film straniero” nel 1990) e ampiamente rivalutato, il film di Tornatore gode oggi di un posto d’onore nel pantheon cinematografico mon- diale grazie alla sua ottima fattura che contiene tutti gli ingredienti che il cinema del cinema può rappresentare. L’ambientazione mediterranea nel paesino immaginario di Giancaldo nella Sicilia del dopoguerra dove i ritmi di vita scorrono lenti e accalorati è in netta contrapposizione alla ultra velocità da capogiro (e mal di testa) degli odierni action-movies, creando una cornice, o meglio, un palcoscenico, idoneo per raccontare il cinema proprio attraver- so i suoi stessi ostacoli, come la censura voluta dal parroco del paese e gestore della sala cinematografica, che inflessibilmente ordina il taglio delle scene di baci appassionati, ma anche la magia dello stesso attraverso il mezzo tecnico dato dalla sala di proiezione dove lo scorbutico proiezio- nista Alfredo (Philippe Noiret) finisce per insegnare al pic- colo Salvatore (Salvatore Cascio, poi Marco Leonardi ado- lescente) i trucchi del mestiere.
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