Se negli anni ‘30 lo sviluppo tecnologico della riproduzione sonora sarà maggiormente orientato verso formule alternative alla gommalacca e il giradischi con i nastri magnetici e la radio FM, il crocevia tra i 40 e i 50 vedrà il definitivo trionfo dell’evoluzione del disco con la nascita del vinile.
Un altro importante passo per l’ormai irrefrenabile sviluppo della riproduzione sonora arriva nel 1930 quando un brillante tecnico inglese che lavora alla Emi, Alan Dower Blumlein, brevetta un sistema di incisione basato sulla ricezione del suono da due diversi microfoni orientati a destra e sinistra della fonte musicale, sistema che è sostanzialmente rimasto immutato nel tempo. Blumlein incide il primo disco stereofonico nel 1933: la sinfonia Jupiter di W. A. Mozart, ma sarà battuto sul tempo dall’americano Harvey Fletcher che con un sistema analogo inciderà Il poema del fuoco di Alexander Scriabin, diretto da Leopold Stokowski. Lo stesso Fletcher riuscirà il 27 aprile del 1933 a trasmettere via cavo da Philadelphia la prima trasmissione in alta fedeltà della storia; un concerto di Stokowski, ottenendo una dinamica di 75 dB e una risposta in frequenza di 40-15.000 hertz.
Nel 1931 l’americano George Beauchamp realizza il primo rudimentale pick-up per elettrizzare il suono della chitarra. Si tratta di uno speciale microfono che capta le vibrazioni emesse dalle corde e le trasmette trasformandole in segnali elettrici all’amplificazione.
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