Per la musica jazz il decennio dei ‘50 diviene quella che storicamente è definita la “Golden Age Of Jazz”. Non solo questa musica contagia ed invade il mondo intero ma trova proprio nel cinema la sua maggior diffusione ed espressione creativa in funzione narrativa, stimolando sentimenti anticonformisti e contribuendo ad infrangere i rigidi schemi dello Studio System hollywoodiano.
Il cinema di rottura nasce in questo periodo con opere che attraverso la musica jazz prima, e il rock’n’roll poi, esprimono il dissenso verso gli schemi edulcorati e fasulli fin lì consolidati, squarciando la coltre perbenista che da troppo tempo sembra condizionare l’intrattenimento popolare. Film come The Wild One (Il selvaggio)* del 1953 con le travolgenti musiche di Leith Stevens eseguite da Shorty Rogers e il suo gruppo, e The Man With The Golden Arm (L’uomo dal braccio d’oro)* del 1956 con il clamoroso commento musicale dell’insospettabile (musicalmente parlando) Elmer Bernstein, determinano un cambio di registro sui temi trattati dal cinema che attraverso nuove tendenze vuole esplorare il mondo del sociale.
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